Gli open data sono un trend assai utile per conoscere il proprio contesto: sono dati liberamente distribuiti su internet, privi di diritti o altre forme di restrizioni che ne limitino la riproduzione e l’uso. L’open data si ispira all’open government, ossia una filosofia secondo cui la pubblica amministrazione dovrebbe essere trasparente ai cittadini, tanto come conoscenza e partecipazione al processo decisionale di governo.
Grazie a questo fenomeno parecchi enti e pubbliche amministrazioni hanno cominciato a pubblicare alcuni set di dati utili ad analisi di mercato, conoscenza della popolazione e delle aziende e/o bilanci. Tra le banche dati liberamente accessibili segnaliamo:
- Gli open data su demografia delle imprese della camera di commercio di macerata
- Gli open data di Istat
- Il portale ufficiale degli open data del governo italiano
Proprio dalla camera di commercio di macerata, abbiamo estratto il data set sulle imprese che abbiamo analizzato grazie ad un software cloud (Tableau Public) che consente di fare analisi dinamiche costruendo report modificabili. E’ possibile interagire con i report grazie al mouse e cliccando sopra le tabelle o i menù a tendina contenuti nelle immagini.
Analizziamo per prima l’andamento e la composizione delle imprese attive in Italia per verificare l’impatto della crisi. Si vede che il numero di imprese è cresciuto fino a tutto il 2008, per poi iniziare una discesa continua sino ad oggi. Ovviamente, questa foto non è esaustiva: analizza il numero di imprese, ma non riporta le dimensioni delle imprese. La decrescita continua cui si assiste dal 2008 è mostrata in numero di aziende fallite, ma non in numero di posti di lavoro persi. La tabella sotto il grafico mostra il numero di imprese per ogni regione espresso in migliaia (K).
Passando con il mouse sui titoli è possibile ordinarlo per numero di imprese o per nome delle regioni. Ordinando per numero di imprese nel 2016 ai nota che ovviamente la Lombardia è prima (814.800 aziende) seguita da Lazio, Campania e Veneto. In particolare, mentre tutte le regioni perdono dal 2009 a oggi, il Lazio è l’unico che sembra aumentare scavalcando nel 2013 la Campania. Anche in questo caso, la visione è parziale, perchè il numero di imprese non è parametrizzato rispetto alla popolaze della regione e soprattutto, al fatturato delle aziende stesse per arrivare al reddito medio pro-capite per regione (si veda la posizione del Trentino Alto Adige). Ma per una analisi più raffinata sarebbe possibile incrociando questi open data con quelli Istat sulla distribuzione della popolazione.
Per capire chi è stato più colpito dalla crisi, possiamo analizzare la distribuzione dei fallimenti. La cartina sotto è un’analisi detta Choroplet: mostra con i colori le province che hanno subito più la crisi (in rosso). A tal scopo, abbiamo preso i fallimenti assoluti per provincia e li abbiamo divisi per il numero di imprese attive, in modo da ottenere il tasso percentuale di fallimento annuo. Così facendo, si vede che la lombardia è stata particolarmente segnata nelle province di Milano, Bergamo e Varese, seguite poi da Pesaro Urbino, Lucca, Ancona, Ascoli Piceno, Parma e Prato.
E’ possibile ingrandire al cartina usando i controlli zoom per analizzare in dettaglio le province cui siete interessanti. Il grafico sotto la cartina mette sui due assi il numero di fallimenti totali rispetto al numero di imprese attive. Con questa analisi, è possibile verificare quali sono le province che stanno sopra la media (riga nera) di fallimenti e quelle, invece, al di sotto. In particolare si nota che nel 2014, Torino e Napoli hanno visto chiduere percentualmente meno aziende delle province sopra citate. Per analizzare una regione specifica è possibile usare il menu a tendina vicino alla cartina e filtrare entrambi i grafici.
Possiamo infine analizzare quali sono le regioni che hanno avuto più fallimenti in senso assoluto (tabella sotto a destra) e mostrare una tabella dinamica per cercare i fallimenti in ogni provincia della regione desiderata (tabella sotto a sinistra con filtro dinamico sulla regione).
Gli open data possono contenere una marea di informazioni utili per prendere decisioni sul vostro mercato e sul vostro business.
Pubblicato da Carlo Arioli