Investimenti in pubblicità o coinvolgere il target con il Content Marketing? Cambiano gli strumenti o i gusti del target ? Dagli anni degli investimenti forti in pubblicità (televisiva, affissioni, insomma, su tutti i canali disponibili) siamo recentemente passati all’avvento del Content Marketing, ovvero la creazione di contenuti interessanti e utili al consumatore prima durante e dopo l’acquisto di un prodotto/servizio. Un’attività che permette di comunicare al potenziale consumatore (B2C o B2B) elemetni utili nel suo percorso di acquisto o di scelta è che quindi trasmette valori ed “emozioni” positive sul brand senza essere autoreferenziali
E’ sempre meno rilevante investire per dire che l’azienda è brava per ed è più efficace investire in creare contenuti da condividere che diano prova tangibile delle capacità dell’azienda lasciando che sia il target a dedurre il resto! Da una ricerca del Content Marketing Institute si rileva che oggi, il 93% dei marketing manager (USA) nel mondo B2B usa il Content Marketing e il 44% adotta una strategia di Content Marketing. La crescita attesa dei contenuti è pari a 8 zettabytes (=8 trilioni di gigabyte) entro il 2015 (lo dice Mary Meeker di KPCB).
Quali sono i formati dei contentuti più abbrezzati ? Per il B2B sono: White Paper, Casi Studio, Referenze, Infografiche, Video su Usi, Ricerche di Mercato, Manuali … eccetera. Ma anche il B2C non è immune: lo storytelling video che è sempre meno pubblicità prodotto e sempre emozioni di persone e storie con il brand in secondo piano.
Dunque Content Marketing vs. Pubblicità tradizionale? La seconda interrompe l’attività, è di brevissima durata e costa molti soldi; il primo usa come canale il marketing è virale, i contenuti sono costruiti insieme alla community di riferimento, e se ben fatti sono apprezzati e ricercati dai consumatori stessi e ricondivisi. Si inverte il processo: diventa virtuoso, bidirezionale e vantaggioso per tutti.
Il contenuto del contenuto
Un buon contenuto “aggancia” il lettore ad un livello profondo, lo coinvolge, lo rende esso stesso veicolo del brand. Certo, il contenuto deve essere “emozionale”, ben scritto, pubblicato su una piattaforma seria e deve riflettere nel profondo le esigenze dell’audience con la quale si sta comunicando. Deve lasciare una traccia per diventare virale e dunque rendere il brand da cui origina forte, credibile e “umano”.
Ogni contenuto pubblicato deve porsi come obiettivo quello di avviare un dialogo. E’ questo che aggiunge valore al vostro brand. Non sapete da dove partire? Iniziate dalle domande più comuni che provengono dai vostri clienti. Quali sono i loro dubbi più comuni, le richieste che vi fanno? Scrivete le risposte, avrete la prima bozza per il vostro blog. Allineare i contenuti alla realtà permette di aiutare questo “ecosistema” ad autoalimentarsi.
Il contenuto “vincente” è…
- efficace: no all’auto-promozione, no al “è-così-perché-lo-dico-io”, no alle parole ad effetto
- utile (B2B): informazioni rilevanti al target; cosa semplifica il loro lavoro, permette di conoscere, acquisire, o usare i nostri prodotti nei loro processi facilmente
- coinvogente (B2C): deve fornire valori, storie e suscitare emozioni in cui il target si identifichi
- ben confezionato: bello da leggere, emozionale, deve trasmettere qualcosa di più della mera informazione. Attenzione ai titoli, alle immagini o alle infografiche, uso dei paragrafi e liste. Fate in modo che lo sguardo si posi esattamente dove volete che si posi
- contestualizzato: rilevante rispetto al tempo, luogo e al modo in cui sarà fruito. Media più giusto al momento giusto
- gratis! (… è pubblicità in modo diverso).
Qui sotto una infografica di Marketo (cliccare immagine per ingrandire).
Pubblicato da Barbara Lisei