Immagina un mondo nel quale le coltivazioni segnalano ai contadini quando e dove dare più acqua, vitamine e sali minerali. Dove le confezioni di medicine ti ricordano con un suono che è arrivata l’ora della tua dose giornaliera. Dove l’anziano solo, caduto a terra in casa e incapace di alzarsi, è immediatamente assistito dal 118 grazie ad un chip impiantato sotto pelle. Dove la tua casa è in grado di prendere – in completa autonomia – decisioni per la sua protezione e per una migliore accoglienza.
Un mondo connesso grazie a milioni di sensori che si scambiano informazioni continuamente, da “macchina” a “macchina”: è l’ Internet delle cose (Internet of Things – IoT), il mondo interconnesso in rete, dove è più semplice ottimizzare i processi, mantenere apparati e macchinari, sorvegliare, supportare, comunicare – per una vita, si spera, più sostenibile.
In effetti oggi le informazioni disponibili su computer e Internet sono quasi totalmente dipendenti dagli esseri umani: quasi tutti gli oltre 50 petabyte di informazioni disponibili oggi su internet sono stati catturati e/o creati da persone che hanno digitato, registrato, caricato informazioni, foto, audio ecc.
Il problema è che le persone hanno tempo limitato a disposizione, e una attenzione e accuratezza non totalmente affidabili: se i computer fossero in grado di “catturare” dati sulle cose reali del mondo senza il nostro aiuto, potremo ridurre tempi, costi e avere dati assai più precisi e affidabili. Sapremo con certezza quando sostituire, riparare, ritirare o aggiungere oggetti e cose.
Ma la vera rivoluzione nella rivoluzione siamo noi, le “persone”: siamo di fatto già parte integrante di questa rivoluzione tecnologica, insieme ai “processi”, i “dati” e le “cose” (ovvero i device tecnologici: smarthphone, tablet ecc.). Ma che impatto sta avendo questa novità sulla nostra vita? Sarà capace di liberare il potenziale umano? Siamo pronti per questo grande cambiamento? Permetterà di vivere meglio oppure farà ricadere i benefici solo su chi sarà in grado di monetizzarne i vantaggi?
Ma il nostro rapporto con le macchine è già molto più “intimo” di quanto si creda, siamo di fatto già immersi da tempo nell’ ”Internet delle Cose”.
E’ per questo che è ora è giunto il momento di guardare anche agli aspetti “sociali” di questa rivoluzione, approfondendo gli impatti psicologici sulle nuove generazioni, l’avanzamento socio-professionale delle donne, la capacità delle vecchie generazioni di stare al passo con i tempi beneficiando di tutti i vantaggi che l’IoT può portare nella loro vita. Perché a beneficiarne siano tutti, in primis le persone, e non solo le aziende, pronte già da tempo a svilupparne il potenziale ottenendo i giusti ritorni economici.
La tecnologia si pone da sempre come obiettivo quello di realizzare le aspirazioni umane e renderci la vita più facile. Abbiamo ora bisogno di trovare un vocabolario nuovo, un linguaggio comune e una cornice ideologica per definire e discutere l’impatto potenziale delle tecnologie dell’IoT sulla nostra vita e sul pianeta.
Pubblicato da Barbara Lisei